Apr 28, 2024 Last Updated 10:19 AM, Oct 14, 2021

55a MOSTRA 2019

Manifesto Pesaro FF 2019

PRESENTATA A PESARO LA 55. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA

PRESENTATA A PESARO LA 55. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA / PESARO FILM FESTIVAL: TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL CINEMA…

L’APERTURA, DOMANI, SABATO 15 GIUGNO, CON 2 FILM: PER “CINEMA IN PIAZZA”(PIAZZA DEL POPOLO) , BUTCH CASSIDY DI GEORGE ROY HILL, CON PAUL NEWMAN E ROBERT REDFORD; PER “CINEMA IN SPIAGGIA” ( BAGNI PARADISO N. 59) , PER UN PUGNO DI DOLLARI DI SERGIO LEONE

Al Centro Arti Visive Pescheria, e’ stata presentata questa mattina la 55a edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (che si terrà dal 15 al 22 giugno nel segno del nuovo cinema), alla presenza del direttore artistico Pedro Armocida, del presidente del Comitato scientifico e co-fondatore della Mostra Bruno Torri, del vicesindaco e assessore alla Bellezza del comune di Pesaro Daniele Vimini , del consigliere regionale Andrea Biancani.

Bruno Torri ha voluto subito sottolineare la grande continuità di questa 55a edizione con le origini della Mostra ( "Intraprendere un discorso che si rifaccia alla tradizione ma con uno sguardo sempre al futuro, come facciamo quest’anno invitando in giuria Amir Naderi, che fu a Pesaro per le grandi edizioni dedicate al cinema iraniano”) 
“Questo è l’obiettivo della Mostra” ha sottolineato il direttore Pedro Armocida, che ha illustrato il ricco programma di quest’anno, con la ricerca del “Nuovo Cinema” in tutte le sue multiformi possibilità , anche attraverso proposte eterogenee che racchiudono un mondo senza centri di gravità e in perenne mutamento, a partire dal Concorso Pesaro Nuovo Cinema, con sette opere (prime o seconde) provenienti da tutto il mondo, spesso lontane dai classici stilemi tipicamente “da festival”. Due le giurie, quella professionale (Olimpia Carlisi, Amir Naderi e Andrea Sartoretti) e quella degli studenti.

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Conferenza stampa del Pesaro Film Festival 2019: foto di Filippo Biagianti

Prosegue poi la ricognizione della produzione audiovisiva italiana a bassissimo budget, extra-industriale ed extra-formato, costituita da Satellite – Visioni per il cinema.
L’apertura in Piazza del Popolo è affidata al cult Butch Cassidy (Butch Cassidy and the Sundance Kid) , diretto da George Roy Hill,con Paul Newman e Robert Redford , a cinquant’anni dalla sua uscita.

L’Evento Speciale dedicato al cinema italiano vede quest’anno l’approfondimento del “lato b” della nostra cinematografia. Ossia il cinema di genere nelle sue forme più eterogenee che dalla commedia, genere principe di tutto il nostro cinema, arriva a tutte le sperimentazioni più ardite. Ad accompagnare la retrospettiva dei film più recenti che hanno lavorato sui generi, ci sarà un volume, a cura di Pedro Armocida e Boris Sollazzo, pubblicato da Marsilio.

L’illustrazione del manifesto di quest’anno, in linea con il discorso sul cinema di genere italiano, è stata affidata a Roberto Recchioni, romano, classe 1974, sceneggiatore e soggettista per il fumetto e il cinema, illustratore, critico cinematografico, personalità web. La sua principale occupazione è l’arte sequenziale ed è stato definito “la rockstar del fumetto italiano”.

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Conferenza stampa del Pesaro Film Festival 2019: foto di Filippo Biagianti

La Mostra ricorderà Bernardo Bertolucci, con un omaggio che racchiude tutte le sue partecipazioni al festival a partire dagli anni ’60. Per ricordare la straordinaria figura della cineasta Barbara Hammer, pioniera del cinema lesbico, scomparsa recentemente a New York all’età di 80 anni, la Mostra propone in 16mm il suo film del 1973, “Sisters”.

Per la prima volta in Italia la personale di Lee Anne Schmitt, una delle artiste e cineaste statunitensi più interessanti soprattutto per il suo lavoro, quasi sempre in 16 mm, legato al pensiero politico, all’esperienza personale e alla terra. A Pesaro, la Schmitt presenterà tutti i suoi film e parteciperà a un incontro con Rinaldo Censi, curatore della personale.

Walter Veltroni, nuovo componente del comitato scientifico, ‘debutta’ con una serie di incontri «FuoriCinema» con personalità del mondo del giornalismo e dello spettacolo : Giovanni Floris (20 giugno), Lino Banfi ( 21 giugno).
Con il sostegno di AC/E e in collaborazione con il festival “Margenes” e “Mujeres de Cine”, la Mostra propone un focus sul cinema spagnolo contemporaneo declinato al femminile con 5 titoli, tra film di lungometraggio, cortometraggio e documentario, degli ultimi anni in cui hanno debuttato molte interessanti registe.

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Conferenza stampa del Pesaro Film Festival 2019: foto di Filippo Biagianti

Anche la tradizionale sezione sul cinema russo contemporaneo, sarà tutta dedicata, a opere dirette da registe. E quest’anno si celebra l’anniversario del focus sul cinema russo che la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema da dieci anni porta avanti.
Le proiezioni speciali. In anteprima mondiale: White Flowers di Marco De Angelis, Antonio Di Trapani, Gelsomina verde di Massimiliano Pacifico, Adriano Aprà Autoritratto di Pasquale Misuraca; in anteprima italiana, Rasendes Grün mit Pferden di Ute Aurand , proiezione in 16mm.

Quale omaggio a Notre-Dame: Nuestra Señora de Paris di Teo Hernandez (1981-1982). Per Emergency - 25 anni : La terra strema di Federico Greco (2018).
Tornano le lezioni di storia di Federico Rossin alle prese con una retrospettiva che vuole riscoprire il cinema femminista dal 1968 al 1978 in quattro programmi.
30 anni di Fuori Orario: non è solo la celebrazione, attraverso una serie di ‘pillole’ sparse per tutte i giorni di proiezione del festival, dell’anniversario di 30 anni della trasmissione televisiva notturna di Rai 3, “la riserva indiana” (come l’ha definita Bertolucci) che ha rivoluzionato il modo di vedere i film d’intere generazioni di cinefili. È soprattutto un omaggio ‘prospettivo’ con lo sguardo verso il futuro… 
E poi vent’anni di Stacult, tra i pochissimi programmi dedicati al cinema sulle tv generaliste.

Un ruolo importante sarà poi ricoperto dall’animazione italiana per la sezione Corti in Mostra – Animatori italiani oggi, che comprende una selezione tra i migliori cortometraggi di animazione italiana recente. Quest’anno alla rassegna dei corti, una personale per segnalare il lavoro, lungo un arco temporale abbastanza ampio, di un autore: Roberto Catani .

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Conferenza stampa del Pesaro Film Festival 2019: foto di Filippo Biagianti

E ancora: uno dei massimi registi sperimentali argentini - Claudio Caldini- sarà ospite del festival, dove proporrà dal vivo i suoi film in super8 con una performance speciale al Centro Arti Visive – Pescheria; con Concorso (Ri) montaggi. Il cinema attraverso le immagini, una selezione di cinque video essay/recut/mash-up/remix; Re-framing home movies, si sviluppa a partire dalla collaborazione di tre realtà italiane impegnate nella salvaguardia e valorizzazione dei film di famiglia; infine, tutte le sere, a partire dalla mezzanotte, sarà possibile partecipare al Dopofestival – Il muro del suono a cura di Anthony Ettorre, in un alternarsi di musica e immagini fuori dagli sche (r) mi, con sonorizzazioni e performance uniche in anteprima per la Mostra del cinema.
Dulcis in fundo, Tutto Grifi al Centro Arti Visive: per la prima volta integralmente tutti i materiali video analogici open reel, realizzati da Alberto Grifi insieme ad altri tra il 1976 e il 1977.

 

“Ma l’importante – come glossa Pedro Armocida- è sapere che cos’è il cinema. Ma su questo, modestamente, il magistero della Mostra, alla 55a (sì: cinquantacinquesima) edizione, è preciso, chirurgico: il cinema si dà a noi nelle forme e formati che non rispettano canoni. E che, oggi e ancora più di prima, si espan-dono. Anche in senso fisico. Come le immagini notturne che sconfinano nel Muro del suono. Come quelle di Fuori Orario (che omaggiamo per cento di questi 30 anni) con la prima proiezione “mai vista” lungo tutta una notte della Mostra ( sabato 22, in piazza del Popolo). Come SATELLITE che esce dalla sala Pasolini per sperimentare nuovi luoghi ( Cà Pesaro) dove il contenitore agisce sul contenuto, liberandolo. L’ho sempre immaginata così la Mostra. Accordata sugli spazi in cui si mostra. Così questa edizione presenta il maggior numero di film in assoluto, da molti anni a questa parte, perché il formato delle durate ha consentito miracolosamente il loro moltiplicarsi”.
Il consigliere regionale Andrea Biancani, ha sottolineato che “ l’impegno della regione Marche per la Mostra del nuovo cinema è rinnovato e potenziato”. 
Last but not least, il vicesindaco e assessore alla Bellezza Vimini ha sottolineato l’importanza della Mostra del nuovo cinema di Pesaro per il panorama culturale nazionale e per la città stessa: "è una mostra che ha saputo ’cucirsi’ con la città e con i suoi spazi più significativi (Palazzo Gradari, Teatro sperimentale, Piazza del popolo, Centro Arti Visive Pescheria,Cà Pesaro, ecc.): legare la forza del cinema a questi luoghi è qualcosa di cui ringrazio questo festival ".

THAT CLOUD NEVER LEFT: LA LUNA È ROSSA A BOLLYWOOD

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Menzione Speciale al Pesaro Film Festival 2019 “per l’originalità e la grazia con cui coniuga una dimensione particolare con una dimensione universale”

Noi siamo fatti per stare in costante movimento: 

la terra ferma è per i morti

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di Yashaswini Raghunandan (foto di Monica Macchi)

Ascolta qui il percorso atipico della regista: 

 

Fiction con stilemi del documentario in un continuo rimando tra materialità ed ultraterreno, pellicola e digitale, luce artificiale dei televisori e buio della natura, luna e nuvole, in un caleidoscopio tutto virato sui toni del rosso.

Ascolta qui come è nata l’idea del film: 

 

 

Locandina That cloud never left

presentato nella sezione “Bright Future” all'International Film Festival di Rotterdam

Al confine orientale tra India e Bangladesh vi è una regione poverissima dove si trova il villaggio di Daspada, conosciuto per la sua economia parallela basata sull’ingegno del falso. Così, recuperando e riciclando bastoncini di bambù, argilla, plastica, fili, vengono prodotti oggetti coloratissimi che sembrano alieni finché non vengono assemblati con vecchie bobine da 35 mm di film di Bollywood - industria cinematografica che dal 2006 è passata al digitale mandando appunto al macero le pellicole.

Ascolta qui cosa rappresenta Bollywood e il rapporto di amore-odio della regista per questa industria cinematografica:

 

Il risultato sono pigne accatastate di giocattoli tutti diversi che, in omaggio all’imprevedibilità del lavoro manuale, quando vengono roteati emettono vari suoni attraverso le perforazioni di fotogrammi della pellicola tagliata a caso.

Raghunandan interseca queste sequenze con schegge di vita quotidiana cogliendo frammenti di conversazione e altri riti (il thè, le visioni collettive attorno a un unico televisore, i compiti svolti alla luce delle candele…) inserendoli in macro-questioni che l’India contemporanea sta affrontando, tra cui le molestie sessuali e lo sfruttamento minorile.

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Ma l’intera vita quotidiana viene sconvolta da un evento epocale: la Red Moon, l’eclissi di luna che i bambini interpretano come un rubino tra gli alberi, un messaggio ultraterreno che vira tutto il film al rosso prima del buio totale che inghiotte ogni altra fonte di illuminazione, in un’immensa camera oscura. 

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Le inquadrature rettangolari - che richiamano la pellicola in un film girato in digitale, dove compaiono, all’improvviso e del tutto casualmente, volti di attori di Bollywood; immagini non sempre spiegabili razionalmente o in modo didascalico; un montaggio che distorce, sfoca e  sovrappone strati visivi e le gamme cromatiche legate a doppio filo al rosso e alle sue sfumature rendono questo film un caleidoscopio asimmetrico e sperimentale sulla costruzione di senso. Senso che nasce dalle connessioni dell'individuo con lo spazio ma che può essere anche assegnato in modo arbitrario e creativo esattamente come fanno le persone che dal riciclo creano e attribuiscono un nuovo significato, una nuova forma e una nuova vita. 

L’arbitrarietà si ritrova ovunque a partire dall’occhio, colpito dal capovolgimento di forme e colori: la regista infatti si è fatta ispirare e guidare prima dagli artigiani che graffiando la pellicola, legandola, curvandola le conferiscono una particolarissima dimensione sonora e poi dalle consistenze di una carta appallottolata che da lontano ti attira con un bagliore e poi man mano che ci si avvicina, ti stupisce con diverse consistenze e ti permette di accorgerti che c’è molto altro.

Ascolta qui le diverse tecniche utilizzate: 

 

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E le diverse consistenze permettono di accorgersi anche di quello che non c’è stato: l’esistenza e la post-esistenza delle bobine che alimentano una nuova narrazione cinematografica ma anche la torre di bambù creati dagli abitanti per vedere la Red Moon, un oggetto ed un luogo non meglio identificato dove chiedersi: “come sarebbe potuto andare”? E del resto sarebbe stato certamente un film diverso e un destino diverso con l’eclissi ma quella nuvola non se ne è mai andata….

MESETA: CARTOLINE DALL'INTERNO. LA SPAGNA DEL VUOTO

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Quattro anni di riprese, una splendida fotografia, un gruppo di “attori-non attori” azzeccatissimi (su tutti, il duo canoro “Los españoles” e il loro monumento al camionista) che sono i reali abitanti ingaggiati con il passaparola, una grande attenzione al sound design e due macchine da presa: ecco i numeri di questo video-diario trionfatore all’ultimo Festival di Pesaro

 

Film vincitore del Premio Lino Micicchè con la seguente motivazione: “L’autore con il suo cinema ha voluto condividere le memorie, il presente e il futuro attraverso l’immagine il suono e il movimento con una onesta, pura, competente e personale visione del cinema”.

Il film è stato premiato anche dalla Giuria degli Studenti “per la capacità di raccontare il paesaggio dell’entroterra spagnolo trasfigurandolo in una dimensione universale e atemporale, dove tradizione e modernità collidono attraverso lo sguardo immersivo dell’autore”.

Facebook è come la mia canna da pesca: 

non sai con chi entri in contatto;

io ho trovato in Paraguay una ragazza di 47 anni 

….e manco sapevo dove fosse il Paraguay!

Il rumore dell'autostrada 

è simile alla risacca delle onde del mare

Risemantizzazioni continue che navigano nel tempo tra passato, presente e futuro e nello spazio in un continuo rimando tra materiale e virtuale: così il cd di Master of Puppet dei Metallica viene usato come uno spaventapasseri post-moderno mentre la ricerca dei Pokemon riproduce immagini che si mischiano e sommano a quelle catturate dalla macchina da presa. 

Meseta Palacios

Una ricerca estetica, mentale, emotiva, emozionale ed emozionante diventa un archivio sonoro e visuale che, senza alcuna voce narrante, recupera e raccoglie storie, tradizioni, canti ed il patrimonio identitario degli abitanti di Meseta, l’altopiano più antico della penisola iberica. Ma è anche un ritratto socio-antropologico di una rete di relazioni a maglie sempre più larghe su un territorio che si sta spopolando a causa anche dell’urbanizzazione e di (altri) stili di vita. Qui (ri)troviamo una dolcissima coppia di ultra-ottantenni  - nonni del regista – che setacciano legumi rivangando il franchismo, donne che lavano i panni a mano sulla pietra del lavatoio, vendemmie alla luce fioca delle candele e un uomo che, al posto delle pecore, per addormentarsi conta le case ormai vuote come “un rosario sgranato”. 

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Ma non pensate all’immagine naif di una idilliaca “utopia rurale” quanto piuttosto ad un omaggio alle infinite scoperte spalancate dall’ebbrezza di passare l’estate dai nonni in totale libertà, omaggio che si respira nei piani lunghissimi, sconfinati dove la natura sta prendendo il sopravvento anche nel sonoro: nei versi degli animali, nel ronzio delle mosche e persino nelle folate di vento, sottofondo costante. A questi sono alternati primissimi piani di facce rugose, volti che diventano mappe da decifrare -come sostenevano Ejzenstein e Balzas- sovrapponibili ed inscindibili da questo territorio.

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Una realtà semplice, lineare ma proprio per questo profonda e radicata che attraverso lo sguardo affettuoso e complice del regista ondeggia al ritmo di una memoria che si sta dissolvendo.

 SCHEDA TECNICA

Titolo: Meseta

Titolo Internazionale: Inland

Regia: Juan Palacio

Sceneggiatura: Juan Palacio

Editing: Juan Palacio

Produzione: Jabuba Films y Doxa Producciones

Sound Design: by Xabier Erkizia

Durata: 90’

Premi Vinti: Menzione Speciale al Copenhagen Film Festival; Premio Lino Miccichè alla 55a Mostra del Pesaro Film Festival 2019

INTERVISTA A BRUNO TORRI: LA FONDAZIONE DEL PESARO FILM FESTIVAL

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Monica Macchi (a sinistra) e Bruno Torri (a destra). Foto di Filippo Biagianti

Grazie alla mediazione di Pedro Armocida, siamo riusciti a intervistare Bruno Torri, uno dei fondatori, insieme a Lino Miccichè della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, avvenuta nell'inverno del 1964, in vista della prima edizione svoltasi nell'estate del 1965.

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Adriano Aprà, Lino Miccichè e Bruno Torri

Le domande, elaborate da Alessandro Studer, sono state rivolte da Monica Macchi a Bruno Torri durante un incontro, che si è svolto presso la sede del Pesaro Film Festival,  in data 22 giugno 2019. Il prof. Bruno Torri ha approvato il montaggio dell'intervista in data 11 luglio 2019.

 

Queste le domande che abbiamo rvolto a Bruno Torri:

1) La prima storica edizione della Mostra è datata maggio-giugno 1965. Ma l’idea e il progetto si è sviluppato a partire dall’inverno ’64-’65 a Roma da Lei con Lino Miccichè: ci può raccontare questo lavoro preliminare?
2) Come è nata la vostra amicizia e che persona era Miccichè?

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Lino Miccichè

3) Il periodo d’oro della Mostra si può dire che arrivi fino all’inizio degli anni ’80 ma si sa che il segno storico aureo è rappresentato dal biennio 1965-67. Gli incontri internazionali sul linguaggio cinematografico era Lei che li curava e organizzava?

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Gianni Amico

4) Noi di Formacinema abbiamo come riferimento teorico Galvano Della Volpe e vorremo chiederle come è nato il “mitico” Convegno e Tavola rotonda sul tema “Linguaggio e ideologia nel film”, durante la Terza Mostra maggio-giugno 1967 (c’erano anche Umberto Eco, P.P. Pasolini, Christian Metz)?

 Libro Pesaro Della Volpe

5) Ci può raccontare come ha vissuto personalmente la Mostra nel ’68 e come è stato possibile rilanciare ad alto livello per tutti gli anni ’70?
6) Lei ha poi partecipato attivamente fino ad oggi a tutte le mostre, quindi ne è la memoria vivente. Può dirci qualcosa sulla scomparsa di Lino Miccichè, come l’ha vissuta e quali progetti avevate elaborato insieme?
7) A partire dagli anni ’80 è iniziato un periodo potremmo dire di normalità, si sono avvicendate figure di Direttori molto diversi tra loro, Adriano Aprà, Giovanni Spagnoletti, Pedro Armocida. Come ha vissuto questo periodo, si è proposto come guida o come?
8) Una domanda per noi molto importante. Avete un archivio enorme e di portata storica, a che punto è la digitalizzazione dei programmi, dei convegni e di tutto quanto è importante per “educare” le nuove generazioni così smemorate?  

 


BRUNO TORRI

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Nato a Genova  nel 1932, laureato in Economia e Commercio, durante il periodo degli studi universitari dirige il C.U.C.GE. (Centro Universitario Cinematografico Genovese) e inizia l’attività pubblicistica sui quotidiani cittadini “Il Lavoro” e “Il Secolo XIX” con articoli e recensioni cinematografiche. Dal 1960 al 1963 è segretario generale nelle prime quattro edizioni della “Rassegna Internazionale del Cinema Latinoamericano” che nei primi due anni si svolge a Santa Margherita e poi a Sestri Levante. Trasferitosi nel 1964 a Roma, fonda assieme a Lino Miccichè, la “Mostra Internazionale del Nuovo Cinema” di Pesaro, di cui è segretario generale nelle prime cinque edizioni (1965-1969), poi collaboratore fisso e, a partire dal 1994, presidente del Comitato Scientifico. Nel 1968 è tra i fondatori dell’U.C.C.A. (Unione Circoli Cinematografici dell’Arci), di cui è presidente nei primi quattro anni di attività. Nel biennio 1970-1971 è redattore della rubrica televisiva “Cinema Settanta”, per la quale firma anche diversi servizi. Nel 1971 collabora all’ideazione e alla realizzazione del programma RAI “L’America Latina vista dai suoi registi” comprendente sei film di lungometraggio diretti da altrettanti registi latinoamericani. Nel 1972 è assunto come Direttore della programmazione all’Ente Autonomo di Gestione per il Cinema (l’attuale società Istituto Luce-Cinecittà), dove resta sino al 1993, per poi passare all’Istituto Luce, dove ricopre l’incarico di Direttore Generale sino al 1995. Nel 1971 è stato tra i fondatori del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), del quale è stato presidente dal 1996 al 2012. Nel quadriennio 1974-1977, e nuovamente nel 1992, ha fatto parte della Commissione Esperti della “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica” di Venezia. Nel biennio aprile 2000-aprile2002 è stato membro del Consiglio di Amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia). Dal 1996 al 2010 ha insegnato materie cinematografiche all’Università di Roma 2 (Tor Vergata).  

Ha collaborato con articoli e saggi a numerosi giornali e riviste cinematografiche  e culturali tra cui: “Avanti!”, “Rinascita”, “L’Opinione”, “Europa”  “Mondo Operaio” (dove ha tenuto la rubrica di critica cinematografica dal 1970 al 1976), “Marcatrè”, “Nuova Corrente”, “Filmselezione”, “Cinema e Film”, “Cinema Sessanta”, “Bianco e Nero”, “Immagine e Pubblico” “Problemi”, “Sipario”, “Gulliver”, “Cinema Studio”, “La Scena e lo Schermo”, “Allegoria”,  “CineCritica”, “8 e mezzo”.

Per l’enciclopedia intitolata Cinema & Film - La meravigliosa avventura dell’arte cinematografica, che comprende la storia del cinema mondiale dalle origini al 1988, ha redatto tutte le “voci” concernenti il cinema latinoamericano del secondo dopoguerra e tutte quelle concernenti l’industria e l’economia del cinema italiano dello stesso periodo.  

Attualmente, è presidente del Comitato Scientifico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, amministratore del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e fa parte del Comitato Scientifico della Storia del Cinema Italiano pubblicata dal Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) e da Marsilio.

 
 

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